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Chiesa con Papa Francesco

Fra poco sembra che si potrà riaprire le chiese e soprattutto riprendere la Santa Messa, alla Sua presenza viva in noi e nel Santissimo Sacramento. Ormai da più di due mesi siamo di fronte all’impossibilità di partecipare alla Santa Messa, di ricevere il sacramento della comunione, per molti addirittura di entrare in chiesa.

Per noi religiose non è mancata, dobbiamo dirlo, la possibilità di ricevere la comunione sacramentale e di poter stare alla presenza di Gesù Eucaristia. Abbiamo fatto però l’esperienza di non avere per molti giorni la celebrazione in presenza della Santa Messa. Collegandoci alla Messa celebrata da Papa Francesco nella chiesa di Santa Marta abbiamo vissuto un’esperienza nuova! Non è da poco ascoltare ogni giorno la Messa celebrata dal Santo Padre ed avere l’occasione di condividere l’intenzione quotidiana di preghiera e di meditazione. Possiamo forse riscoprirci con un senso di Chiesa più affiatato?



E questa è la vita cristiana. È vero, la vita cristiana è compiere i comandamenti (cfr Es 20,1-11), è andare sulla strada delle beatitudini (cfr Mt 5,1-13), è portare avanti le opere di misericordia, come il Signore ci insegna nel Vangelo (cfr Mt 25,35-36), e questo si deve fare. Ma anche di più: è questo rimanere reciproco. Noi senza Gesù non possiamo fare nulla, come i tralci senza la vite. E Lui – mi permetta il Signore di dirlo – senza di noi sembra che non possa fare nulla, perché il frutto lo dà il tralcio, non l’albero, la vite. In questa comunità, in questa intimità del “rimanere” che è feconda, il Padre e Gesù rimangono in me e io rimango in Loro. Qual è – mi viene in mente di dire – il “bisogno” che l’albero della vite ha dei tralci? È avere dei frutti. Qual è il “bisogno” - diciamo così, un po’ con audacia - qual è il “bisogno” che ha Gesù di noi? La testimonianza.[ …] Rimanere in Gesù per avere la linfa, la forza, per avere la giustificazione, la gratuità, per avere la fecondità. E Lui rimane in noi per darci la forza del [portare] frutto (cfr Gv 5,15), per darci la forza della testimonianza con la quale cresce la Chiesa.[…] Con piccoli pensieri: “Signore, io so che Tu sei qui [in me]: dammi la forza e io farò quello che Tu mi dirai”. Quel dialogo di intimità con il Signore. Il Signore è presente, il Signore è presente in noi, il Padre è presente in noi, lo Spirito è presente in noi; rimangono in noi. Ma io devo rimanere in Loro…


Queste le parole di Papa Francesco nell’omelia del 13 maggio, riferite al Vangelo in cui Gesù paragona noi ai tralci della Vite, che è Lui stesso, Via, Verità e Vita.

Anche il giorno prima il Papa aveva parlato di fecondità:


Ieri – scusatemi se dico queste cose, ma sono cose della vita che a me fanno bene – ieri ho ricevuto una lettera di un sacerdote, bravo, e mi ha detto che io parlo poco del Cielo, che dovrei parlarne di più. E ha ragione,. Per questo oggi ho voluto sottolineare questo: che la pace, questa che ci dà Gesù, è una pace per adesso e per il futuro. È cominciare a vivere il Cielo, con la fecondità del Cielo. Non è anestesia. L’altra, sì: tu ti anestetizzi con le cose del mondo e quando la dose di questa anestesia finisce ne prendi un’altra e … Questa [di Gesù] è una pace definitiva, feconda anche e contagiosa. Non è narcisistica, perché sempre guarda al Signore. L’altra guarda a te.

Che il Signore ci dia questa pace piena di speranza, che ci fa fecondi, ci fa comunicativi con gli altri, che crea comunità e che sempre guarda la definitiva pace del Paradiso.



Ci avviamo, tutta la Chiesa, unica comunità di Cristo, verso la celebrazione dell’Ascensione e della Pentecoste. Dopo aver condiviso il cammino di Quaresima segnato, quest’anno, da un’esperienza di solitudine, precarietà e dolore che attraversa ogni nazione. Condividendo però anche il grido di preghiera unificato nelle parole che ha proferito pubblicamente papa Francesco (chi non ha riconosciuto almeno una volta la propria preghiera nelle sue invocazioni insistenti e accorate?). Il 14 maggio questo grido si è unito a quello delle altre religioni nella giornata di preghiera promossa dall'Alto Comitato per la Fratellanza Umana e accolta con sollecitudine dal pontefice.


Così il Papa ci guida alla preghiera universale: giorno per giorno, intenzione per intenzione, prendiamoci anche solo quei due minuti per leggere o ascoltare un’intenzione di preghiera universale, che nasce poi da una Parola spezzata quotidianamente, da un Pane spezzato quotidianamente, da una relazione con Dio Padre il cui invito ci attende quotidianamente. E lasciamo che ci allarghi il cuore.

Il Papa si fa solo veicolo, ponte, il pontefice è prima di tutto sacerdote di Cristo che c’invita, ci riporta a lui, ci indirizza alla comunione di figli e fratelli con il Padre e il Figlio.

Grazie Papa Francesco per la guida che sei in questo tempo di tenebre. Cerchiamo di non scordarci di questa possibilità, dell’occasione di creare Chiesa con cui ci tendi la mano ogni giorno, anche al di là dell’emergenza “Coronavirus”.

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