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Profilo Biografico
Testo tratto da: Il seme caduto in terra, Introduzione di Carmelo Mezzasalma, Ed OCD, 2002

Campi Bisenzio, è un paese a circa 12 chilometri da Firenze e l’appellativo Bisenzio ricorda il fiume che bagna la zona: amico e nemico degli abitanti per le sue aque e per le sue numerose alluvioni. La posizione geografica ha ben poco da offrire: d’estate la pianura è invasa dal sole e dal calore; d’inverno, la nebbia e l’umidità danno al paesaggio un clima silenzioso e pigro, come il corso del Bisenzio. Ma è proprio qui, in questo luogo che il Signore della vita, Dio rivelato in Gesù Cristo, dà inizio ad una di quelle sue storie meravigliose che verrano cantate per tutta l’eternità.

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Qui, il 2 marzo 1846, alle tre del pomeriggio nasce in via dei Mori Teresa Adelaide Cesira Manetti che la famiglia presto chiamerà soltanto con il vezzeggiativo di Bettina. I suoi genitori, Rosa Bigagli e Gaetano Manetti, sono una coppia affiatata e innamorata, ma soprattutto cristiani di non comune fede dal momento che, alla nascita della bambina, la consacrano immediatamente alla Madonna. Il mestiere di pollaiolo, che costringeva Gaetano Manetti a percorrere in lungo e in largo i mercati di Firenze e dintorni, evidentemente, non lo aveva allontanato per niente dalla vita cristiana. Il 3 marzo la piccola Bettina veniva portata nella Pieve di S. Stefano a Campi dove riceveva il Battesimo.

nascita

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e battesimo

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Infanzia

Pur nella povertà e nella fatica di procurarsi il pane quotidiano, questa famiglia sembrava destinata ad una vita anonima e felice. Non sarà così. Bettina, ad appena tre anni di vita, il 15 luglio 1849, vigilia della Festa della Beata Vergine del Carmelo, segue il feretro del padre, morto a ventotto anni. La sventura si è così abbattuta sulla famiglia Manetti e la Croce non mancherà di segnare tutto il suo futuro. Bettina non avrà neppure un’infanzia povera come quella delle sue coetanee: la madre dovrà tirare avanti due figli e se stessa senza nessuna prospettiva di lavoro sicuro. Del resto, gli anni in cui nasce Teresa Manetti sono anni di profondi rivolgimenti politici e sociali. Il 1848, battezzato l’anno delle Rivoluzioni, ha sconvolto l’assetto dell’Europa e due gravi questioni si intrecceranno d’ora in poi nella storia d’Italia: il liberalismo, che vuole l’unità d’Italia e la questione sociale, che vede masse intere di poveri e di emarginati in balìa di ricchi potenti e senza molti scrupoli. Di fatto, poi, si afferma una società ufficialmente non cristiana motivata dal principio che l’unità politica si fonda sull’identità di interessi politici. È in questo clima storico, travagliato e carico di tremende incognite, che l’infanzia di Bettina si svolgeva normalmente, anche se, fatto importante, poté andare a scuola.

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Giunse, tuttavia, l’età critica dell’adolescenza e Bettina d’un trato si accorse di essere bella. La vanità femminile, com’era d’aspettarsi, fece il resto e Bettina, da quel momento, sembrò attratta soltanto dalla cura di se stessa. Aveva un senso innato della bellezza, e nonostante la povertà, trovò il modo di coltivare questa sua attitudine con risultati che lasciavano le amiche con tanto di ammirazione.

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conversione

Ma Dio vegliava su di lei e, segretamente, cominciava un lento lavoro sulla sua anima che sarebbe poi sfociato in una vera e propria conversione. Aveva 19 anni quando capì la sua vera strada e da quel momento non ebbe più ripensamenti: sarebbe stata tutta di Gesù, in un modo o nell’altro. Leggendo le vite dei santi e la Filotea di san Francesco di Sales, Bettina aveva capito che Dio ci ha amati a caro prezzo e che non era possibile rispondere all’amore di Dio con una conversione a basso prezzo. Non ci stupisce, in una ragazza come Bettina, un cambiamento così radicale: le testimonianze su di lei sono, infatti, unanimi: era una ragazza intelligentissima, dotata di una grande sensibilità come dimostra, tra l’altro, la sua particolare attitudine alle cose belle. E dimostrò poi questa intelligenza con la sua determinazione nel proseguire, risoluta, nella vita cristiana. Ci furono commenti poco lusinghieri da parte dei suoi compaesani che videro l’inspiegabile cambiamento e non ne capirono la portata. Ma Bettina non si lasciò convincere da niente. Era già in questo una predestinata figlia di santa Teresa d’Avila, che non si era mai stancata di dire alle sue figlie, le Carmelitane Scalze, che nella strada di Dio ci vuole fortezza, fortezza solida e sicura. E Bettina non dette soltanto una svolta radicale alla sua vita, riuscì anche a cambiare le amiche della vanità di ieri in ragazze pronte a condividere con lei la risposta d’amore al Dio dell’Amore.

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Il seme

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del

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futuro Istituto

Il seme del futuro Istituto è già nato, ma Bettina e le sue compagne non lo sanno. Lo sa il Signore che così guida le anime, quasi a loro insaputa, chiedendo soltanto di essere preso sul serio, come un fatto, cioè, decisivo e irreversibile. L’incontro con un sacerdote eccezionale come don Ernesto Jacopozzi, giunto da poco come aiuto del parroco di S. Martino a Campi, deciderà definitivamente del destino di Bettina. Sarà lui ad aiutarla nella fondazione del futuro Istituto. Il 15 luglio 1874, ancora una vigilia della festa della Beata Vergine del Carmelo, è una data significativa nella storia delle Misericordie del Signore: Bettina con due compagne si ritira in una casupola sotto l’argine del Bisenzio e lì danno origine, senza rendersene conto, a una congregazione religiosa. Un ambiente quantomai austero, fatto di silenzio, preghiera, mortificazione, lavoro, carità. Un ambiente che tutti gli amici di Teresa Maria della Croce conoscono con il nome di “Conventino” poiché così fu chiamato dagli abitanti di Campi Bisenzio, ammirati per un esempio tutto nuovo e tanto straordinario.

Carisma

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Carmelitano

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Teresiano

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Questo luogo diventerà presto una lampada accesa nella notte, per usare la bella espressione di san Giovanni della Croce, mentre altre ragazze vogliono condividere questo stile di vita. Bettina, guida e maestra del piccolo gruppo, è particolarmente attratta da santa Teresa d’Avila, la grande riformatrice del Carmelo, di cui sceglie la spiritualità e l’ideale per orientare la sua nuova famiglia.

Nel 1877 muore una povera donna che lascia due bambine. Prima di morire, si fa promettere da Bettina che sarà lei ad occuparsi delle orfanelle. Bettina è incerta sul da farsi. Pensa ancora, per le sue figlie e per sé, ad una vita totalmente contemplativa, e quella promessa la obbliga quasi a cambiare direzione. Capisce, tuttavia, la volontà di Dio e subito l’accetta. Il Conventino, vegliato dalla figura di santa Teresa d’Avila, diventa insufficiente, e poiché le bambine devono essere accolte in un luogo adatto alla loro salute e alla loro educazione, ecco Bettina darsi da fare per mettere su una costruzione. Il proprietario di un terreno adiacente la piccola chiesa di S. Giusto – la cappella del luogo – le offre la possibilità di aquistarlo ad ottime condizioni: è evidente a tutti che Dio è dalla parte di Bettina. Così il nuovo convento s’innalza con al centro la bella chiesa che verrà dedicata al Sacro Cuore di Gesù e che oggi tutti ammiriamo.

Il 12 luglio 1888 le figlie di Bettina, insieme alla loro Madre, vestono per sempre l’abito carmelitano, mentre l’opera si espande nei paesi vicini.

Vita

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contemplativa

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e apostolica

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Stile di vita

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Pur nell’impegno richiesto delle attività caritative Bettina, divenuta ormai Teresa Maria della Croce, vuole che lo spirito che animava lo stile di vita al Conventino rimanga intatto: le sue figlie devono essere difese da una doppia clausura, ossia dall’amore di Gesù. Le doti che Dio ha donato a ognuna di esse vengono sì sfruttate: musica, ricamo, pittura, scultura, ceramica vengono coltivate con serietà ed impegno e tuttavia – come dirà Teresa Maria della Croce – tutte di Dio! “Altrimenti brucio pitture, bruccio violini, brucio tutto! Non so che farmene di tante belle cose!”. Tutte di Gesù, dunque, cioè vicinissime all’Eucaristia. E lei metterà le sue figlie in adorazione del tabernacolo, giorno e notte.

Da questo ideale – sotto certo aspetti rivoluzionario anche per i suoi tempi – nascerà nel cuore della Madre un altissimo proggetto: una casa, una chiesa non più a Campi, ma a Firenze nella capitale dell’arte e della cultura! E là, nella celebre città sulle rive dell’Arno, le sue figlie adoreranno giorno e notte il Signore; si faranno riparatrici dell’ingratitudine umana nei confronti di Dio, fermeranno il male là dove si forma, nelle grandi città. Dopo cinque anni di ricerche, di piani, di progetti, il piano finalmente si rielizza: l’11 gennaio 1902 ha inizio l’adorazione perpetua nella chiesetta di via Bernardo Rucellai a Firenze. Da questo centro eucaristico le suore di Teresa Maria della Croce voleranno nel campo delle missioni: in Libano (1904), ad Haifa in Terra Santa, in Brasile, invitate dal Venerabile Marcello Candia (1979), nella Republica Ceca (1995) e in Egitto (2004) .

Adorazione

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perpetua

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Il 23 aprile 1910, a 64 anni, in seguito ad una grave malattia che la tortura fino all’estremo delle forze, Teresa Maria della Croce vola incontro a quel Gesù che a 19 anni l’aveva raccolta nelle sue mani di amore e di sacrificio.

Morte

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