31/08/2011
Avvenga quel che vuole avvenire, succeda quel che vuole succedere, mormori chi vuole mormorare, si fatichi quanto bisogna faticare, ma piuttosto di morire a mezza strada,scoraggiati per i molti ostacoli che si presentano, si tenda sempre alla méta, ne vada il mondo intero.(Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione 21,4 )
Con la tenacia di S. Teresa anche noi ci siamo incamminati in un pellegrinaggio che ricalcava le sue orme e quelle di S. Giovanni della Croce, animati dal vivo desiderio di ripercorrere la loro stessa avventura d’amore. Dopo il cammino di quest’anno e dopo aver sentito tanto parlare di S. Teresa c’era il desiderio di poter contemplare da vicino la loro terra e il loro cielo per scoprire come anche gli elementi geografici della terra castigliana, elementi spesso contraddittori che si alternano in zone verdeggianti e aridi deserti, hanno contribuito a forgiare il carattere di questa intrepida “andariega de Dios” e del poeta dell’anima innamorata.
Il cammino è iniziato un anno fa quando, insieme ai giovani che hanno condiviso con noi questo pellegrinaggio, ci siamo avventurati all’interno di noi stessi, alla scoperta della nostra meravigliosa anima, che S. Teresa chiama “castello interiore”.
Siamo partiti il 12 agosto: il nostro itinerario carmelitano era una delle proposte della Diocesi di Firenze a cui hanno aderito giovani provenienti dalle parrocchie di S. Jacopino e del vicariato di Campi Bisenzio, accompagnati dai loro sacerdoti Don Marco e Don Michele, a cui si sono uniti due seminaristi Dario e Renato. Durante il viaggio, ci siamo lasciati guidare dai nostri santi carmelitani per comprendere come sia bello e possibile anche oggi vivere radicati in Cristo e saldi nella fede, per giungere infine alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid con il papa e altri due milioni di giovani.
Ogni giorno durante gli spostamenti in pullman si approfittava per spiegare ai ragazzi qualcosa della spiritualità carmelitana e dei luoghi che andavamo a visitare.
A Barcellona abbiamo visitato la Sagrada Familia di Gaudì, a Zaragoza la cattedrale della Madonna del Pilar, ma le giornate più intense spiritualmente per noi sono state quelle di Medina del Campo e di Avila. A Medina del Campo il Signore ci aveva riservato una sorpresa, la visita guidata da Fra Ermanno ai luoghi di S. Giovanni della Croce: dove il nostro santo ha cantato la sua prima Messa, dove ha incontrato per la prima volta Teresa che lo ha coinvolto nella grande opera di riforma del Carmelo, al monastero delle Agostiniane dove faceva il chierichetto da bambino. Nel pomeriggio ci aspettava Segovia, dove abbiamo pregato davanti alla sua tomba.
Ad Avila, città natale di S. Teresa, è stato bellissimo vedere riuniti con il Padre generale dell’ordine, Padre Saverio Canistrà, tanti carmelitani provenienti da tutto il mondo, rivedere volti conosciuti…e… pensate un po’…ad aspettarci c’erano perfino le reliquie di S. Teresina.
Abbiamo visitato il monastero dell’Incarnazione, dove Teresa ha iniziato la sua avventura con Dio e dove, dopo aver dato avvio alla riforma dell’Ordine Carmelitano, è stata richiamata per portare la radicalità evangelica che aveva riscoperto. Per formare le sue suore ad essere tutte di Gesù chiamò S. Giovanni della Croce come confessore e proprio qui ricevette da Dio la grazia speciale della
Transverberazione.
Al monastero di S. Giuseppe, il primo riformato, abbiamo avuto il dono di pregare nella cappella dove Teresa iniziò la sua opera di riforma portando il Santissimo Sacramento, facendo celebrare la S. Messa e suonando le campane per annunciare a tutti che era nato il primo monastero delle Carmelitane Scalze.
Gli ultimi giorni del nostro pellegrinaggio a Madrid e poi alla spianata di Quatro vientos ci hanno provati duramente…ma abbiamo potuto gustare delle gioie che di solito diamo per scontate: tornare a dormire su un letto, fare una bella doccia, mangiare attorno ad una tavola un piatto caldo…
Il momento da tutti ricordato come il più forte e significativo è stato cantare a squarciagola sotto la bufera di vento e pioggia con una grande gioia nel cuore insieme ad altri due milioni di giovani di tutto il mondo che chiedevano a Dio la grazia di poter vivere il momento di preghiera della veglia con il papa …e vedere che siamo stati ascoltati: la pioggia ha smesso. Che bello!!! E poi sentirsi dire dal papa che è orgoglioso dei suoi giovani!!!! Ci ha fatti sentire figli amati dalla Chiesa, quando non si è arreso alla situazione di disagio ed ha scelto di rimanere sotto la pioggia con noi, come Gesù che ha avuto compassione della folla e non poteva lasciarla come pecore senza pastore. Così ci ha donato ciò che aveva di più prezioso: ci ha messi alla presenza di Gesù Eucaristia, il solo che può saziare il cuore di ogni uomo.
Dalla condivisione con i ragazzi è emersa questa scoperta: le difficoltà si possono affrontare con due atteggiamenti diametralmente opposti: o come un problema di cui lamentarsi inermi o come un’occasione per condividere, per accorgersi del bisogno di chi hai accanto, per vivere un’esperienza di vera fraternità e di gioia profonda, che nasce dalla fede di chi si sente amato e capace di amare.
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