La Romanza IX di San Giovanni della Croce descrive il mistero dell’Incarnazione. C’è magia e stupore anche da parte di Maria per un Dio che rinuncia alla propria onnipotenza per farsi debole e piccolo, bisognoso di attenzione come quella di una madre premurosa. E la Madre era stupita del pianto dell’uomo in Dio, come del resto c’è stupore della gioia piena nell'uomo per questo meraviglioso avvenimento.
...E' arrivato il momento che nascer doveva, “la pienezza del tempo”.
San Giovanni della Croce è il poeta dell’ Amore è l’ innamorato di Cristo, colui che si è lasciato plasmare, bruciare dalla fiamma divina, penetrando il mistero dell’Incarnazione di Gesù. In una sua opera così descrive questo mistero: " Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola... Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, l'ha detto tutto nel suo Figlio... Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse e novità " (CCC 65, S. Giovanni della Croce, Salita al Monte Carmelo, II, 22).
Romanza IX
Sulla nascita
Poiché era arrivato il tempo in cui nascere doveva,
come uno sposo novello, dal talamo se n'uscì.
Abbracciava la sua sposa, che tra le braccia portava,
mentre la Madre graziosa nel presepe lo posava.
Alcuni animali intorno se ne stavano quel giorno.
Canti dagli uomini uscivano,dagli angeli melodia:
del matrimonio gioivano che tra questi due accadeva.
Però nel presepe Dio Stava piangendo e gemeva,
Son gioielli che la sposa al matrimonio portava.
E la Madre era stupita quando il baratto osservava;
Il pianto dell'uomo in Dio e nell'uomo beatitudine,
ciò che dell'uno e dell'altro era insolita abitudine.
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