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“Signore da chi andremo?”

MESSAGGIO D’INVITO DEL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE AL XXV CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE

(Ancona, 3-11 settembre 2011)

“Signore, da chi andremo?” è la confessione che l’apostolo Pietro rivolge a Gesù, a conclusione del discorso sulla Parola e sul pane di vita, nel sesto capitolo del Vangelo di Giovanni. È anche la provocazione che, dopo duemila anni, ritorna come questione centrale nella vita dei cristiani. In un contesto di pluralismo culturale e religioso, il problema fondamentale della ricerca di fede si traduce ancora nell’interrogativo: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?… Ma voi, chi dite che io sia?” (Mt16,13.15).

Il Santo Padre Benedetto XVI, nell’Esortazione postsinodale Sacramentum caritatis, avverte la necessità di insistere sull’efficacia dell’Eucaristia per la vita quotidiana. “In quanto coinvolge la realtà umana del credente nella sua concretezza quotidiana, l’Eucaristia rende possibile, giorno dopo giorno, la progressiva trasfigurazione dell’uomo chiamato per grazia ad essere ad immagine del Figlio di Dio (cfr Rm 8,29s). Non c’è nulla di autenticamente umano — pensieri ed affetti, parole ed opere — che non trovi nel sacramento dell’Eucaristia la forma adeguata per essere vissuto in pienezza”. Il Papa fa così suo il proposito dei Padri sinodali: “i fedeli cristiani hanno bisogno di una più profonda comprensione delle relazioni tra l’Eucaristia e la vita quotidiana”.

È questo il punto focale del prossimo Congresso Eucaristico e il senso della proposta tematica e di approfondimento che si svilupperà sull’arco della settimana congressuale. Quale pastorale e quale spiritualità fluiscono dall’Eucaristia per la vita quotidiana? Quali sono i luoghi della testimonianza che il cristiano è chiamato a dare di Gesù Parola e pane di vita negli ambiti del vissuto quotidiano? Quest’ultima sottolineatura non rimanda a un livello mediocre di esistenza, bensì mette a fuoco la concretezza e la profondità della vita, che ogni giorno ci è chiesto di rispettare e amare come dono e promessa e, insieme, di onorare con impegno e responsabilità.

“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Il testo giovanneo rivela che Gesù è pane disceso dal cielo per la vita secondo una doppia modalità: non solo come pane eucaristico, ma anche come pane della Parola di Dio. Nella celebrazione eucaristica, questi due modi di presenza del Signore prendono la forma di un’unica mensa, intrecciandosi e sostenendosi mutuamente. È una sinergia che già i Padri sottolineavano nei loro commenti alla preghiera evangelica del Padre nostro, meditando l’invocazione: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mt 6,11; cfr Gv 6,32.34-35). Basti qui citare sant’Agostino, che così si rivolgeva ai “catecumeni” o iniziandi alla preghiera: “L’Eucaristia è il nostro pane quotidiano, ma dobbiamo riceverlo non tanto per saziare il nostro stomaco, quanto per sostentare il nostro spirito… Anche quello che vi predico, è pane; e le letture che ogni giorno ascoltate nella chiesa, sono pane quotidiano, e gli inni sacri che ascoltate e recitate, sono pane quotidiano”. Aiutare a scorgere in Gesù, Parola e pane per la vita quotidiana, la risposta alle inquietudini dell’uomo d’oggi, che spesso si trova di fronte a scelte difficili, dentro una molteplicità di messaggi: è questo l’obiettivo posto al cuore del cammino verso il Congresso Eucaristico.  L’uomo ha necessità di pane, di lavoro, di casa, ma è più dei suoi bisogni. È desiderio di vita piena, di relazioni buone e promettenti, di verità, di bellezza e di amicizia, di santità. Prima delle tante iniziative, che spesso affaticano e frammentano l’azione pastorale, è necessario ricuperare anzitutto l’andare e lo stare con Gesù, credendo nella sua Parola e mangiando il pane dato da lui stesso. Troviamo qui il punto nevralgico del movimento di attrazione che il Risorto esercita dall’interno della celebrazione eucaristica. Qui anche noi veniamo attirati nel dinamismo della donazione che Gesù ha fatto di sé al Padre, animando la sua intera esistenza fino alla morte in croce per i suoi e per tutti, e manifestando la sua bellezza e forza di trasfigurazione nella nostra esistenza quotidiana. Dall’unità di Parola di Dio ed Eucaristia nasce così un atteggiamento contemplativo, in grado di dare “forma eucaristica” ai contenuti della vita quotidiana: il senso di gratitudine per i doni di Dio, la coscienza umile della propria fragilità, la capacità di accoglienza e di relazioni positive con le persone, il senso di responsabilità nei confronti degli altri nella vita personale, familiare e sociale, l’abbandono in Dio come attesa e speranza affidabile.

Riscoprire l’unità di Parola ed Eucaristia significa tenere aperta la celebrazione alla vita quotidiana, tanto nella contemplazione quanto nell’azione. L’agire che ne consegue soprattutto la testimonianza, l’evangelizzazione, la missione. Usciamo dalla Messa cresciuti nella fede e più responsabili. Scopriamo così il volto missionario della tematica congressuale. Siamo consapevoli e preoccupati del fatto che oggi si sperimenti una “distanza culturale” tra la fede cristiana e la mentalità contemporanea in tanti ambiti della vita quotidiana. Tuttavia, abbiamo compreso che questa distanza non ha da essere considerata con fatalismo, ma al contrario come sollecitazione per scelte incisive nel nostro modo di essere cristiani. Rientra in questa prospettiva l’opzione di coltivare in modo nuovo e creativo la caratteristica popolare del cattolicesimo italiano. “Popolarità” sul territorio, capace di animare la vita quotidiana delle persone, attenta alle esigenze della città, pronta a orientare le forme della coscienza civile.

L’Eucaristia per la vita quotidiana diventa anche il luogo di germinazione delle vocazioni. La storia della Chiesa è la grande prova di questa affermazione: in ogni stagione, l’Eucaristia è stata il luogo di crescita silenziosa di splendide vocazioni al dono di sé e all’amore. La ricchezza delle vocazioni a servizio dell’edificazione comune trova nell’Eucaristia il luogo di espansione nella dedizione incondizionata al ministero ordinato, alla vita religiosa e monastica, alla consacrazione secolare, al matrimonio e all’impegno missionario. Nel cammino verso il Congresso Eucaristico vogliamo impegnarci perché cresca e sia condivisa una rinnovata spiritualità della vita quotidiana. È questa la sfida che abbiamo di fronte: lo stile di vita nuovo dei credenti deve trasparire in tutta la sua bellezza e piena umanità. La nostra confessione di fede diviene persuasiva e promettente tutte le volte in cui noi, discepoli del Signore, testimoniamo con i fatti e non solo a parole la gioia, la bellezza e la passione di seguire Gesù passo dopo passo.

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