Tramite una rete di conoscenze siamo state invitate ad un interessante incontro che le organizzatrici hanno descritto in questo modo:
Da qualche tempo, anche grazie alle sollecitazioni di Papa Francesco, nella Chiesa si sta prestando rinnovata attenzione all’esperienza del “camminare insieme” di persone con esperienze diverse, ma unite dalla stessa fede per una stessa missione.
La citazione di Isaia ci guiderà nel nostro cammino per aiutarci ad approfondire la tematica “I GIOVANI E NOI/NOI E I GIOVANI”.
I giovani chiedono che la Chiesa brilli per autenticità, esemplarità, competenza, corresponsabilità e solidità culturale. A volte questa richiesta suona come una critica, ma spesso assume la forma positiva di un impegno personale per una comunità fraterna, accogliente, gioiosa e impegnata profeticamente a lottare contro l’ingiustizia sociale. Tra i giovani spicca in particolare il desiderio che nella Chiesa si adotti uno stile di dialogo meno paternalistico e più schietto (dal Documento finale – Sinodo dei Vescovi – I giovani, la fede e il discernimento vocazionale)
Da cosa è nata questa proposta: l’incontro con i giovani attraverso le iniziative e gli ambiti di servizio offerti dalle nostre realtà ci provoca ad un confronto con un mondo che sentiamo spesso sempre più “sconosciuto” e lontano, ma al tempo stesso bello, colorato e portatore di speranza.
Anche se a volte non chiaramente o direttamente espresso, cogliamo nei giovani il desiderio di una ricerca, che nasce dall’inquietudine che loro stessi vivono in prima persona, nei diversi ambiti della vita quotidiana (studio, lavoro, famiglia, amicizie...) e che suscitano in loro domande alle quali faticano a dar voce e dunque risposte…
Con chi vogliamo condividerla: pensiamo sia importante oggi aprirci ad un confronto con altre realtà. Questo confronto vuole essere occasione per arricchire le nostre conoscenze, ma anche approfondire, conoscere, ascoltare insieme il mondo dei giovani.
Da questo invito si è riunito a Torino, dal 21 al 23 novembre scorso, un gruppo di una trentina di consacrati provenienti da più di dieci diverse realtà di vita laica e religiosa in un luogo che già da solo parla di Cristo Vivo e Giovane: ospitati dalla Fraternità della Speranza, nell’Arsenale della Pace del SERMIG (Torino), abbiamo prima di tutto visto e gustato quanto è buono il Signore che si offre ad ogni fratello attraverso un campanello sempre pronto a suonare e a muovere una rete di aiuti fraterni.
Il punto di partenza per questo tavolo di lavoro, ne eravamo tutti certi, non poteva che essere la Parola di Dio. Per questo è stata invitata anche la biblista prof.ssa Rosanna Virgili che ci ha riportati al cuore della nostra chiamata, anzi ci ha collocati con sapienza al nostro posto nella Chiesa: la Vita Consacrata è il cuore del corpo, che è la Chiesa di Cristo, l’umanità intera. E come cuore, necessita di trovare un ritmo armonico per irrorare di vita tutto il corpo.
La Chiesa – scrive Rosanna, laica, sposa e madre, in collaborazione con Diana, monaca clarissa, nel libro “Ai ritmi del cuore: giovani, vita consacrata e matrimonio” – vivrà la sua stessa fedeltà all’alleanza col Signore, là dove è il suo cuore: nella Vita Consacrata, nella vita contemplativa e attiva dei religiosi. Voi siete il luogo dove la Chiesa ama Dio, e dove Dio ama la Chiesa. Voi siete il luogo perché siete il segno, il simbolo e il sacramento. Quello che dice a tutti e informa tutti gli altri membri di che cosa son fatti: della relazione con il Signore. Tutti siamo alleati di Dio. Come Maria, che si definisce: “l’alleata di Dio” (cf. Lc 1,38), un’alleanza fatta nell’amore e per amore.
Cosa portiamo a casa da questo incontro? Sicuramente abbiamo concordato che l’armonia del ritmo del cuore è la preghiera, il silenzio che ascolta, l’accoglienza di Cristo nell’Eucaristia, Sua presenza viva e reale; e, insieme, uno sguardo aperto a cogliere la rinnovata bellezza iscritta nelle nuove generazioni, che continuano a rivelarci il Volto di Cristo fino alla pienezza dei tempi.
Un pensiero di San Giovanni Paolo II ha accompagnato la mia riflessione personale. Scrive in “Varcare la soglia della speranza – giovani: davvero una speranza?”:
Questa vocazione all’amore è naturalmente l’elemento di più stretto contatto con i giovani. Da sacerdote mi resi conto di ciò molto presto. Sentivo quasi una sollecitazione interiore in questa direzione. Bisogna preparare i giovani al matrimonio, bisogna insegnare loro l’amore. L’amore non è cosa che s’impari, e tuttavia non c’è cosa che sia così necessario imparare! Da giovane sacerdote imparai ad amare l’amore umano… Se si ama l’amore umano, nasce anche il vivo bisogno di impegnare tutte le forze a favore del «bell’amore».
Poiché l’amore è bello. I giovani, in fondo, cercano sempre la bellezza nell’amore, vogliono che il loro amore sia bello. Se cedono alle debolezze, assecondando modelli di comportamento che ben possono qualificarsi come uno «scandalo del mondo contemporaneo» (e sono modelli purtroppo molto diffusi), nel profondo del cuore desiderano un amore bello e puro…In definitiva, sanno che nessuno può concedere loro un tale amore, all’infuori di Dio. E, pertanto, sono disposti a seguire Cristo, senza badare ai sacrifici che ciò può comportare.
Dopo questi giorni ri-accogliamo allora l’esortazione di Papa Francesco (Christus Vivit, 103): “… Non pretendo di essere esaustivo con questa analisi. Esorto le comunità a realizzare con rispetto e serietà un esame della propria realtà giovanile più vicina, per poter discernere i percorsi pastorali più adeguati”.
Non ci siamo salutati conoscendo già la data di un prossimo incontro, o con un nuovo programma pastorale, ma con la rinnovata consapevolezza di essere in comunione d’intenti con diversi compagni di cammino, di essere già portatori e custodi di una ricchezza che i giovani desiderano scoprire/incontrare da noi, di essere luogo-casa di comunione e che come tale abbiamo il compito di curarne la bellezza, l’accoglienza. È tanto vero che i giovani cercano testimoni autentici, esemplari, competenti, corresponsabili e culturalmente solidi, quanto è vero che, dalle nostre esperienze, sono attratti da luoghi d’incontro (fra diverse generazioni e fra coetanei) e di preghiera, servizio e ascolto di una parola che restituisca loro Dio, che è Padre, che è uomo in Cristo, che è Amore vivo. Vogliono scoprire che questo amore scomoda, smuove, ma anche crea comunione e vita generosa, generativa, giovane.
Un buon modo per entrare nel tempo di Avvento, tempo per attendere, cercare e lasciarsi coinvolgere dal rivelarsi dell’amore umano di Dio fatto Uomo.
Conclude papa Francesco (Christus Vivit, 299): Cari giovani, sarò felice nel vedervi correre più velocemente di chi è lento e timoroso. Correte attratti da quel Volto tanto amato, che
adoriamo nella santa Eucaristia e riconosciamo nella carne del fratello sofferente. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Ne abbiamo bisogno! E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci.
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